Glicine

Cascate di morbidi grappoli lilla profumati: l’antica denominazione botanica “Glykos” ne indicava la dolcezza. Dolcezza d’aspetto, di portamento, di profumo e un temperamento indomito.

Una essenza le cui varietà più belle hanno il fascino dell’oriente: Cina e Giappone ci hanno regalato piante straordinarie in grado di diventare centenarie, e accompagnare le generazioni.

Lo sapeva bene Sir Peter Smithers, Giardiniere straordinario, la cui figura pare abbia ispirato ad Ian Fleming il personaggio di James Bond: da marinaio a figura chiave dei Servizi Segreti birtannici.
Perdutamente innamorato dei Glicini, ne possedeva una meravigliosa collezione, che ampliava grazie ad amicizie in terra giapponese: le sue piante uscivano – trafugate – da valigie dopo aver sopportato stoicamente viaggi lunghissimi ed a radice nuda.
E forse oggi apprezzerebbe immensamente le vendite per corrispondenza e poter ordinare i suoi glicini dal suo computer.

La sofisticata cultura giapponese, ci regala nomi evocativi e ricchi di fascino:
“Showa Beni Fuji” che significa “Glicine rosso del regno dell’imperatore Showa”;
“Shiro Naga Fuji” è “Serpente bianco”.
“Shiro Capitain Fuji” diventa “Glicine bianco del capitano”.
Una essenza amatissima in Giappone, tanto da dare il nome alla montagna sacra dello Shintoismo: il “Fuji Yama“; ovvero “Montagna glicine“.

Questa papillionacea, i cui fiori ricordano miriadi di farfalle, possiede un portamento aggraziato e un carattere indomabile.
Possente, paziente e vigorosa, sopporterà di buon grado tutte le difficoltà che incontrerà sul suo cammino.
E’ la pianta giusta per valorizzare – rendendola indimenticabile – qualsiasi struttura portante: muri e pergolati dimenticati, diventeranno straordinari punti focali.
Pianta prevalentemente a fioritura primaverile, può presentare – a seconda delle varietà – anche una seconda fioritura nei mesi estivi.

Una essenza tra le più evocative: ricordiamo la suggestione – l’emozione – di passeggiare sotto arcate dalle quali pendono cascate di fiori profumatissimi.
Una essenza che in oriente è stata sempre identificata con il Divino: in virtù della sua bellezza perfetta e della sua possenza fuori dal comune.

Perchè “Wisteria”?
Il nome botanico, deriva dal nome del Professor ‘Caspar Wistar’ docente presso l’Università della Pennsylvania all’inizio del XIX secolo.
Curioso apprendere che la nomenclatura deriva da un errore del botanico che la trascrisse come “Wisteria” e non “Wistaria” come avrebbe dovuto essere.
Collezionisti, amatori e ‘puristi’, tutt’ora chiamano la pianta con l’appellativo di “Wistaria”.

Come si coltiva?

Un glicine necessita di spazio per poter vegetare liberamente, di terreno profondo e ben lavorato e di una buona esposizione solare.

Vigorossisimo e sano, non avrebbe bisogno di particolari interventi: tuttavia per mantenere una forma piacevole ed armoniosa è necessaria
la potatura.

1. La potatura estiva
Si pratica da fine giugno a luglio.
Accorciare i rami di un anno alla lunghezza massima di un metro, togliere polloni basali (nel caso la pianta derivi da innesto)
e come per tutte le piante eliminare parti secche ed esauste.

2. La potatura invernale
Da effettuarsi a fine inverno, per scongiurare le gelate.
Intervenire sulla vegetazione giovane, sulla quale è già stata praticata la prima potatura estiva. Lasciare da tre a quattro gemme.
Attenzione, perchè una potatura tardiva (ovvero troppo a ridosso della primavera) andrebbe a compromettere la fioritura.

Il Glicine – Pier Paolo Pasolini

E intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire…
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce …
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro