Siamo in pieno inverno, il maltempo è arrivato e con esso gelo, pioggia e neve. Non ne ricordavamo uno recente così rigido. Quindi attenzione al giardino e anche alle piante sul balcone.
In caso di gelo
la prevenzione è la miglior cura. In previsione del ghiaccio è sufficiente pacciamare le erbacee perenni e gli arbusti di limitata rusticità, quali sterlizie Euchium, Eugenia, Callistemon, oleandri, Duranta, Cytisus battandieri, Cestrum, Polygala e rampicanti come Bigonia “Contessa Sara”, Stefphanotis, Solanum rantonetii e S. jasminoides. A fine autunno è bene coprire il piede delle piante con paglia di riso, facendone uno strato alto 50 cm, e riparare la vegetazione con il velo di tessuto non tessuto. Per quanto riguarda gli arbusti è bene legare la vegetazione e poi incappucciarla. Se non si riesce a fare altrettanto coi rampicanti, poco importa basta che la gran parte delle piante siano protette: a primavera si potranno tagliare i rametti terminali cotti dal freddo. Durante l’autunno non bisogna concimare le piante con prodotti ricchi di azoto, la vegetazione tenera non farebbe in tempo a lignificare e alla prima occasione avversa diventerebbe preda del gelo.
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In caso di neve
Molti arbusti tendono ad aprirsi e, spesso a spaccarsi sotto il peso della neve bagnata. Meglio quindi legare preventivamente la vegetazione degli arbusti con vegetazione fitta, mentre per gli alberi più giovani e le conifere come cipressi e ginepri è essenziale il tempismo del giardiniere. Ovvero: uscire all’addiaccio e sotto la neve per scrollare i rami ricolmi muniti di una pertica. Nessuno storca il naso: il lavoro del giardiniere è fatto anche di questo.
In caso di piogge insistenti
Nelle regioni da monsoni nostrani sempre meglio anticipare queste avversità, facendo la piantagione un po’ in rilievo rispetto al piano del terreno. Il ristagno prolungato dell’acqua, infatti, produce asfissia radicale, un danno che può rivelarsi irreparabile. Il buon senso del giardiniere suggerisce, nei terreni argillosi, pesanti e mal drenati di scavare con colpi di vanga o di zappa un sottile fosso che sia una via di fuga per l’acqua. Finita l’emergenza bisognerà areare il terreno alla base delle piante a rischio, semplicemente infilando la vanga nel terreno per circa 10 cm praticando una leggera oscillazione aventi e indietro. Basterà questo espediente a favorire l’evaporazione dell’acqua in eccesso e l’ossigenazione delle radici.
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I consigli del nostro maestro giardiniere Carlo Pagani sono tratti dal suo libro “Le stagioni del maestro giardiniere” scritto in collaborazione con Mimma Pallavicini.