Originaria del Giappone ed in particolare dell’isola di Okinawa dove viene chiamata “Sazankwa” ovvero “Fiore del tè di montagna”; la C. Sasanqua appartiene alla famiglia delle Theaceae.
Il nome “Camelia” deriva dal Padre Gesuita George Joseph Kamel: arrivata in Europa nel ‘700, grazie alla sua bellezza inizia presto a popolare i giardini ed un secolo più tardi diventa uno degli ornamenti preferiti dalle dame dell’alta società per adornare gli abiti.
In Giappone, il disegno delle C. Sasanqua diventa ornamento per gli “Obi” ovvero le fasce dei kimono che vengono legate con un fiocco a farfalla sulla schiena; un connubio quello con la moda, che ebbe modo di consolidarsi poi nel ‘900 con Gabrielle “Coco” Chanel, che la elesse a simbolo della sua Maison.
Come tutte le piante di grande fascino, la C. ha ispirato storie, leggende e suggestivi simbolismi: un racconto narra di come nel 2737 a.C. un imperatore particolarmente illuminato, decretasse di bollire l’acqua prima di berla. Per accertarsi che la cosa andasse a buon fine, si mise lui stesso a controllare la bollitura quanto le foglie di Camelia (probabilmente Sinensis) caddero nella caldera, dando origine al primo thè della storia, che venne ovviamente bevuto dal saggio regnante.
La tradizione nipponica, identificava la C. con l’immortalità ed essa veniva piantata sulle tombe dei samurai.
Pianta dalla crescita lenta, in Italia possiamo ammirare splendidi esemplari centenari sulle rive del Lago Maggiore, dove il clima particolarmente favorevole ne agevola la coltivazione.
Come la coltivo?
Esposizione in mezz’ombra, terreno fresco, lavorato, ben drenato, e prevalentemente acido: a tale proposito accertarsi di non effettuare mai l’impianto in presenza di un substrato eccessivamente calcareo perchè il PH elevato non permetterebbe alla pianta di assimilare i microelementi – come ferro e manganese – indispensabili al suo metabolismo.
Al momento della messa a dimora tenere conto che la C. presenta un apparato radicale superficiale: la tradizione suggerisce che le sue radici “vogliono sentire suonare le campane”, sono quindi da evitare buche eccessivamente profonde e sempre tenendo conto di questa caratteristica, prevedere ricche pacciamature con trinciato di corteccia di pino per isolarle dagli sbalzi termici e proteggerle.
Durante i mesi estivi avere cura di praticare irrigazioni costanti, controllando però che il terreno si asciughi tra una innaffiatura e l’altra, per evitare asfissia radicale.
Concimare al termine dell’estate con concimi osmotici a lento rilascio per supportare la ricca fioritura; a primavera intervenire con concimi azotati a lento rilascio come cornunghia o dermazoto.
Ne voglio ancora
La riproduzione avviene mediante talee semilegnose da prelevarsi durante l’estate: tagliare porzioni di ramo lunghe 8-10cm., eliminare le foglie basali, lasciare solo quelle apicali e porle a radicare in un miscuglio di sabbia ed agriperlite. Eventualmente aiutare la radicazione, intingendo la talea nell’ormone radicante.
Il Giardino in inverno: sono passeggiate lente mentre si soppesano i particolari e si apprezzano le piccole sfumature; un contesto nel quale la ricca fioritura della C. Sasanqua sarà un vero regalo per gli occhi ed il cuore.