Nandina domestica

Un nome che lascia presagire una certa docilità, e di fatto parliamo di uno degli arbusti più preziosi per il giardino ed il giardiniere: Nandina non sbaglia mai, rustica, sana, sempreverde e interessante tutto l’anno. Una familiarità che non deve trarre in inganno: Nandina Domestica è si una pianta docile, ma non ha nulla a che vedere con l’ordinarietà.
Perchè essa si distingue per portamento, colori e ricchezza.
Una presenza leggiadra, che arricchirà il giardino 365 giorni l’anno senza arrecare problemi.

La carta di identità: origini e storia
famiglia: Berberidaceae
sempreverde
Originaria dell’Asia, dove viene coltivata ed apprezzata da secoli. Dobbiamo la sua presenza in Europa a William Kerr il quale nel 1804 la portò a Londra da Canton. Da quel momento gli inglesi iniziarono a moltiplicarla e utilizzarla nei giardini.
L’insolito appellativo “Nandina” le venne conferito da Carl Peter Thunberg (botanico svedese allievo di Linneo) che latinizzò il nome con la quale veniva chiamata in Giappone: Nan-Ten.

Come la coltivo
Esposizione: sole o mezz’ombra; coltivarla in posizione ombreggiata comprometterebbe la fioritura e la colorazione del fogliame, che resterebbe verde perdendo la sua capacità di assumere le tanto apprezzate sfumature rosso rosate.
Fioritura: fiorisce a luglio in panicoli bianchi. Al termine di essa, iniziano a svilupparsi le bacche che persisteranno sulla pianta per tutto l’inverno sino a primavera.
Substrato: lavorare il terreno incorporandovi un buon terriccio universale e curando attentamente il drenaggio. N. è una pianta adattabile, ma che risente particolarmente dei ristagni idrici.
Concimazione: a fine inverno somministrare una concimazione azotata tramite ammendanti naturali, come letame maturo, pellettato e cornunghia, avendo cura di non entrare in contatto col colletto della pianta. A primavera intervenire con granuli di osmocote per somministrare anche gli oligoelementi come fosforo e potassio, i quali supporteranno la fioritura e la successiva produzione di bacche.
Potatura
: N. non va potata, salvo per liberarla dal secco. E’ una pianta dotata di naturale sviluppo armonioso.

Ne voglio ancora
sarà effettivamente molto probabile che si desiderino altre N. e per questo insegniamo a riprodurle per talea.
A fine estate, prelevare porzioni di ramo lignificate lunghe circa 10 cm.
Togliere le foglie in eccesso, e dimezzare le due apicali. Porre la talea in un vasetto contenente torba, e agriperlite, riparandola dal sole diretto ed avendo cura che il terreno resti sempre umido.

A margine
“Bambù Sacro” è il nome attribuitole in oriente dove è considerata un simbolo beneaugurante; motivo per cui viene piantata nei pressi dei templi e utilizzata per decorare gli altari.

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